Il bridge campano ha perso un’altra colonna, forse bridgisticamente meno famosa, ma umanamente lascia in tutti noi un vuoto incolmabile: Renata de Luca ci ha lasciati domenica 19 agosto. Il comitato si affida alle dolci parole di un'amica sincera e commossa e si stringe intorno ai figli, all'adorato fratello Paolo e la cara cognata Giulia:
Per rispetto della famiglia che ha voluto darle l’ultimo saluto in forma molto privata e quindi in leggero ritardo, pubblichiamo il più triste dei necrologi, quello che non avremmo mai voluto scrivere: ci ha lasciati Renatina de Luca o, come lei stessa preferiva farsi chiamare dai bridgisti, Atina perché era il nome che le aveva dato Renatino Palmieri un altro “indimenticabile” del bridge. Dire che Renatina era unica non è il solito modo di dire, era davvero una che lascia un vuoto incolmabile una bellissima persona, una combattente con un carattere tanto forte e deciso contro le avversità della vita che l’avevano messa a dura prova quanto dolce e disponibile verso tutti.Una che non te le mandava a dire ma anche il rimprovero più severo detto da lei era il consiglio di una cara amica. Sì Renatina era per tutti un’amica unica e insostituibile, una perla rara alla quale tutti volevamo bene; ironica, spiritosa, colta, disponibile, allegra, simpatica … e l’elenco degli aggettivi più belli potrebbe continuare all’infinito. Quello che è certo è che ci mancherà, ci mancheranno le sue battute, la sua verve, la sua ironia, le fragorose risate anche nel corso del più serio dei campionati e soprattutto la sua capacità di relegare il bridge al suo ruolo di <gioco>. Anche se la mano che scrive ci trema noi ti vogliamo ricordare allegra, con quei bellissimi occhi che ridevano prima delle labbra specialmente quando sapevi che stavi per fare una delle tue <birbate> e il pensiero corre anche a quei nipotini tanto desiderati che cresceranno senza conoscere questa nonna speciale. Ti vogliamo bene e resterai sempre tra noi, non ti permettiamo di andare via! Perdona il nostro egoismo, non ti lasciamo andare perché per noi sarebbe troppo doloroso.
Maki Guariglia